Terapia breve strategica e disturbo ossessivo-compulsivo. Quando il dolore sconfina nel godimento

tricotillomania

Giovedì 15 settembre 2016, grazie all’Ordine degli Psicologi della Lombardia, abbiamo avuto la possibilità di assistere con piacere al primo collegamento della Rassegna webinar, che ha visto come protagonisti Giorgio Nardone (Direttore del Centro di Terapia Strategica di Arezzo) e la Terapia Breve Strategica (applicazione originale del Modello di Problem Solving Strategico da lui inventato alla psicoterapia). I 380 partecipanti hanno avuto modo di scoprire che cosa significhi intervenire strategicamente su uno dei disturbi psicologici più invalidanti e in continua espansione, tanto che viene da più parti definito la “bestia nera della psicoterapia”, ovvero il Disturbo ossessivo compulsivo.

Giorgio Nardone propone agli ascoltatori un caso di Tricotillomania. Si tratta di una particolare variante di doc che consiste nello strapparsi i peli del corpo, fino a giungere, in casi estremi, a rimanere completamente calvi o glabri, come è accaduto alla giovane donna di 19 anni che si è presentata nello studio di Arezzo indossando una bandana per nascondere lo scempio da lei stessa perpetrato.

Cosa può indurre una persona a un comportamento di questo genere? Si tratta forse di masochismo, o di comportamento autolesionistico? Seppure possa apparire illogico, o meglio non ordinario, in natura, un dato comportamento che venga ripetuto per un periodo di tempo che va più o meno dai tre ai sei mesi diviene un sottile piacere che, assecondato, si trasforma in necessità, quindi in una compulsione basata sul piacere. Molti specialisti, come quelli ai quali si era rivolta la ragazza in questione, intervengono o con una cura farmacologica, che ottunde l’ansia e la reattività ma non modifica la qualità dei pensieri rendendo semmai la persona meno lucida e presente, oppure con terapie che tendono spesso a ricercare le ipotetiche cause del problema nel passato, senza considerare che, ammesso che si riesca ad individuare un reale ed univoco evento scatenante, non è sufficiente conoscerlo per emanciparsi da esso. Oppure, altri orientamenti cercano di sfruttare la grande capacità di ragionamento della persona perché capisca come funzionano le cose, al fine di motivarsi al cambiamento, senza tuttavia valutare che nel disturbo ossessivo compulsivo, chi lo soffre sa perfettamente come funziona e cosa dovrebbe fare per uscirne fuori, ma non riesce a farlo.

La Terapia Breve Strategica, introdotta da Giorgio Nardone e sviluppata in Italia e in tutto il mondo insieme ai numerosi Centri Affiliati diretti dai suoi collaboratori/ricercatori, agisce in maniera diversa. In primo luogo si realizza un tipo di diagnosi, che viene definita operativa, attraverso la quale si conosce un problema mentre lo si risolve (learning by doing), che si concentra dunque sui tentativi applicati per risolvere il problema che non hanno funzionato (tentate soluzioni). Lo strumento di indagine è il dialogo strategico; una forma di dialogo con domande a illusione d’alternativa, attraverso il quale si toccano le percezioni e le emozioni ancor prima dell’intelletto, per applicare poi strategie e stratagemmi che ricalchino la stessa logica del disturbo, facendolo collassare dall’interno.

In questo caso, la prescrizione di sblocco, che poi è generalizzabile a molte varianti di doc basato sul piacere, è quella che in Terapia Breve Strategica definiamo la “ritualizzazione del rituale” (Nardone, Portelli, 2013) che consiste nel chiedere alla persona, per un periodo di due settimane (che è l’intervallo di tempo utile a far sì che le indicazioni tra un incontro e l’altro possano svolgere il proprio massimo effetto), di andare davanti allo specchio a ogni ora del giorno e, una volta lì, strapparsi per un tempo variabile di tempo, spesso un minuto, i peli che usualmente si strappa.

Se ascoltata da profani, questa indicazione può apparire bizzarra e insensata, mentre, analizzata da un punto di vista di processualità strategica, essa agisce su più fronti

  • permette alla persona di acquisire controllo sul disturbo, dovendo decidere di, volontariamente, eseguire le azioni prima ostaggio dell’ossessione, quindi il comportamento non è più compulsivo, ma volontario;
  • permette di rimandare l’esecuzione del rituale, dovendo essere attuato una volta all’ora, quindi il comportamento viene agito non più su richiesta dell’ossessione, ma su decisione della persona;
  • crea un intervallo tra la richiesta dell’ossessione e la reazione dell’individuo, interrompendo la sequenzialità percettivo-reattiva che caratterizza il disturbo;
  • il rituale da piacevole diviene sempre più sgradevole, dato l’obbligo di metterlo in atto indipendentemente dalla necessità del momento, a ogni ora del giorno.

Diventata capace, seguendo le istruzioni del suo terapeuta, di eseguire volontariamente un comportamento che in quanto obbligato non è più fonte di piacere a ogni ora del giorno, posticipandone l’esecuzione a orari precisi, dopo soli cinque incontri, la ragazza è riuscita ad evitare di mettere in pratica il rituale, tanto che ben presto non ha più avuto bisogno della bandana.

La ritualizzazione del rituale ha permesso dunque di agire sulla logica di mantenimento del problema, mettendo il disturbo nella condizione di non poter non collassare, utilizzando lo stratagemma del “far salire il nemico in soffitta e togliere la scala” (Nardone, 2003).
Rimando a letture specifiche la descrizione di tutte le fasi della terapia che Giorgio Nardone ha illustrato con dovizia di particolari nell’incontro webinar che, dopo un’ora e quaranta minuti, ha tenuto incollati al monitor ben 340 dei 380 iniziali, i quali non hanno mancato di porre i più svariati interrogativi, che hanno permesso di argomentare su molti altri aspetti della Psicologia clinica e della Psicoterapia.
Sicuramente da ripetere, certa che i numeri, già incredibili, non potranno che soddisfare sempre più le aspettative di Giorgio Nardone, di tutto lo staff del Centro di Terapia Strategica di Arezzo e delle centinaia di Studi attualmente Affiliati. Ringrazio l’Ordine degli Psicologi della Lombardia per l’organizzazione e Giorgio Nardone per la sua disponibilità a condividere con noi una parte del suo tempo. Alla prossima!

Dott.ssa Elisa Balbi (Psicologa-Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica)

BIBLIOGRAFIA

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