L’arte del problem solving strategico: conoscere un problema attraverso la sua soluzione

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Come sosteneva Einstein: “ci vuole un nuovo modo di pensare per risolvere i problemi prodotti dal vecchio modo di pensare”.

Durante il Medioevo, un maestro di arte della guerra cinese attraversò in viaggio l’Europa; ospite di un principe si trovò ad assistere a un torneo cavalleresco. A quel tempo ai tornei cavallereschi si scontravano i campioni di diversi regni e principati, permettendo di evitare guerre, o decidendo a chi dovesse andare in sposa la figlia del regnante. Prima dell’inizio degli scontri cavallereschi, il maestro chiese ai suoi ospiti di chiarirgli il funzionamento del torneo e questi spiegarono che il torneo si basava sullo scontro dei tre migliori campioni dei due principati ovvero: prima si sarebbero scontrati i primi due cavalieri, poi i due secondi cavalieri, infine i due terzi cavalieri. La squadra che totalizzava più vittorie avrebbe vinto. A questo punto, il maestro della guerra cinese chiese di poter dare un suggerimento e perciò propose al suo principe: “Fai combattere il tuo terzo campione con il suo primo, il tuo primo con il suo secondo, il tuo secondo con il suo terzo.  Vincerai due volte su tre anche se avrai perso il primo duello. E così fu.

Questa storiella ci aiuta ad introdurre il Problem Solving Strategico evoluto, ovvero l’arte di utilizzare stratagemmi per risolvere problemi, ottenendo il massimo risultato con il minimo sforzo.

Il famoso epistemologo Karl Popper (1972) indicava che il processo della ricerca scientifica e le fasi che conducono alle scoperte sono le seguenti:

  • si inciampa su un problema;
  • si studiano tutti i tentativi messi in atto come soluzioni;
  • si cercano soluzioni alternative;
  • le si applicano;
  • si misurano gli effetti;
  • si aggiusta la strategia sino a renderla efficace.

Possiamo considerare questo iter il fondamento di qualunque processo di Problem Solving, un metodo rigoroso per trovare soluzioni a problemi, secondo le fasi che si seguono all’interno dei processi di ricerca scientifici.  Mentre la scienza ha il compito di dare spiegazioni ai fenomeni che studia, il Problem Solving rappresenta la «tecnologia per trovare soluzioni», ovvero i metodi che permettono di raggiungere obiettivi specifici.

Il problem solver strategico si occupa quindi di cercare la soluzione e non la spiegazione. In altri termini: sono le soluzioni che spiegano i problemi e non viceversa. Rilevare e studiare ciò che non ha funzionato e continua a non dare risultati, così come ciò che ha funzionato e potrebbe essere ancora efficace fa sì che l’attenzione sia focalizzata sulle presenti dinamiche di persistenza e cambiamento del problema, invece che sulle cause passate, relative alla sua formazione.

Proprio attraverso azioni e interventi in ambito clinico, manageriale, artistico e sportivo il Professor Giorgio Nardone ha sviluppato un metodo all’apparenza molto semplice: il problem solving strategico evoluto.

Per meglio descrivere l’arte del problem solving strategico ne sintetizziamo, a seguire, i principali passi.

  1. “Partire dopo per arrivare prima”, antica saggezza cinese: definire il problema

Il primo passo del problem solving strategico consiste nel definire in maniera attenta e pragmatica il problema, indagando cosa la persona intende quando parla del problema, come si manifesta, chi coinvolge. Definire il problema ci inchioda a un procedimento rigoroso, che ci salva dalla nefasta influenza delle nostre idee pregresse e da interpretazioni fuorvianti.

  1. “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, Seneca: concordare l’obiettivo

Dopo aver definito nella maniera più descrittiva e concreta il problema, si procede con la definizione dell’obiettivo da raggiungere, ovvero quali sarebbero i cambiamenti concreti che, una volta realizzati, farebbero affermare che il problema è stato risolto.

  1. “È con le migliori intenzioni che il più delle volte si ottengono gli effetti peggiori” Oscar Wilde: valutare le tentate soluzioni

A seguire si identificano sia le soluzioni che hanno avuto successo sia le soluzioni fallimentari messe in atto per risolvere il problema in questione: le tentate soluzioni disfunzionali che alimentano il problema. Le tentate soluzioni possono essere strategie consapevoli o azioni/reazioni inconsapevoli, modi di comunicare, azioni, pensieri e vanno analizzate e svelate nel loro meccanismo di mantenimento e alimentazione del problema. La maggioranza delle persone continua a mantenere e alimentare il problema mettendo in atto le stesse strategie che ha applicato con successo in passato. Proprio perché l’essere umano tende a costituire equilibri e mantenerli, sostiene anche ciò che ha permesso di avere successo nel passato, anche se non risulta più funzionale. Investigare tutto ciò che non ha avuto successo ci permette di essere focalizzati sulla dinamica concreta che mantiene un problema o che, viceversa, lo può cambiare.

  1. “Se vuoi drizzare una cosa, impara prima tutti i modi per torcerla di più” antica saggezza cinese: la “tecnica del come peggiorare”

La tecnica del “come peggiorare” facilita l’analisi delle tentate soluzioni disfunzionali e permette di identificare tutti i modi per peggiorare generando un effetto contraddittorio e/o paradossale. La mente crea una spontanea reazione avversiva, uno spontaneo evitamento verso i comportamenti peggiorativi; inoltre, solitamente, più si spinge la mente in quella direzione, più vengono in mente soluzioni alternative.

Vale la pena ricordare che questa domanda strategica fu usata dai più grandi inventori: Archimede, Leonardo da Vinci, Edison. Quando fu chiesto a Edison: “ma è vero che lei ha fallito 2000 volte nel tentativo di creare la lampadina” lui rispose: “no, ho avuto successo nel fallire deliberatamente 2000 volte per avere successo la volta successiva”. Questa tecnica viene applicata sia con pazienti, sia con atleti, sia con top manager in azienda perché permette di evidenziare anche quello che la persona ha fatto e che potrebbe fare per alimentare ancor di più il problema. Costituisce quindi un modo per aggirare la resistenza, sbloccare le risorse e attivare creatività.

  1. “Non aspettare il momento opportuno: crealo” G. B. Shaw: la “tecnica dello scenario oltre il problema”:

La tecnica dello scenario oltre il problema permette di definire tutte le caratteristiche della situazione ideale dopo aver realizzato il cambiamento strategico; è un modo per rilevare concretamente le caratteristiche della “realtà ideale”, dell’obiettivo da raggiungere, ci permette di identificare i piccoli atti da compiere per superare il problema, promuovendo lo spostamento dell’attenzione del soggetto “dal presente problematico” al “futuro, senza problema”.

  1. «Ogni viaggio di mille miglia inizia con un piccolo passo» Lao Tse: la “tecnica dello scalatore”

La tecnica dello scalatore prende il nome da ciò che fanno le guide alpine esperte per progettare la scalata di una montagna. Invece di partire dalla base della montagna, nello studio del percorso da seguire, prendono avvio dalla vetta fino a giungere, a ritroso, al più piccolo passo da fare.

Quando si ha un problema complesso da risolvere, al fine di costruire una strategia efficiente oltre che efficace, risulta utile partire dall’obiettivo da raggiungere per giungere al punto di partenza, frazionando l’obiettivo in una serie di micro-obiettivi.

 

Per concludere possiamo affermare che il problem solving strategico evoluto è un metodo che permette di avere una linea guida rigorosa ma creativa per risolvere problemi complessi. Questo procedimento supera l’idea razionale del “conoscere per cambiare”, sostituendola col “cambiare per conoscere”. Ci si sposta dalla ricerca delle cause alla definizione del funzionamento del problema. Non sono le spiegazioni dei fenomeni che guidano alle soluzioni ma le soluzioni che funzionano a ricondurci alle spiegazioni.

Come ci indica Kurt Lewin: “Se vuoi sapere come una cosa funziona, cerca di cambiare il suo funzionamento”.

 

Dott.ssa Veronica Aloisio

Psicoterapeuta, Coach, Ricercatrice ufficiale e docente del Centro di Terapia Strategica

 

 

 

 

Bibliografia

Lao Tse. (1961). Tao Te Ching. Torino: Bollati Boringhieri.

Lewin, K. (1965). Teoria dinamica della personalità. Firenze: Giunti.

Milanese, R. & Mordazzi, P. (2007). Coaching strategico. Trasformare i limiti in risorse. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. & Milanese, R. (2018). Il cambiamento strategico: come far cambiare alle persone il loro sentire e il loro agire. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. (2009). Problem Solving Strategico da tasca. L’arte di trovare soluzioni a problemi irrisolvibili. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. & Balbi, E. (2007). Solcare il mare all’insaputa del cielo. Lezioni sul cambiamento terapeutico e logiche non ordinarie. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. (2007). Cambiare occhi, toccare il cuore. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. (2003). Cavalcare la propria tigre. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. & Watzlawick, P. (1990). L’arte del cambiamento: la soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi. Milano: Ponte alle Grazie.

Popper, K. R. (2001). Tutta la vita è un problema da risolvere. Milano: Bompiani.

Seneca, L. A. (1933). Le lettere a Lucilio. Milano: BUR.

Wilde, O. (1980). Aforismi. Milano: Mondadori.

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